PROPOSTA AI VESCOVI ABRUZZESI E MOLISANI SULLA PERDONANZA CELESTINIANA

Al termine dell’Anno Giubilare Celestiniano (2009-2010) indetto dalla Conferenza Episcopale Abruzzese e Molisana (CEAM), inviai a tutti i vescovi abruzzesi e molisani la lettera che viene di seguito riportata, unicamente perché mi stava e mi sta a cuore la valorizzazione di fra’ Pietro da Morrone, in maniera che possa dire ancora molto alla nostra società disorientata e sempre più scristianizzata.

Mi è sembrato importante riportare su questo sito l’invito rivolto a tutti i vescovi interessati alla celebrazione annuale della Perdonanza Celestiniana, perché si instauri un dibattito tra coloro che sono sinceramente attratti dalla spiritualità di fra’ Pietro.

Ci aspettiamo reazioni – positive o negative non importa –, purché servano a farci crescere tutti nell’acquisizione di un pizzico di Fede e di Umanità, con l’aiuto della testimonianza di un monaco che non si è accontentato degli accomodamenti che registrava nei monasteri benedettini del suo tempo e ha dedicato la vita a riportare se stesso e i suoi seguaci nel solco della semplicità e austerità del Vangelo di Gesù.

A questa lettera, inviata a dodici vescovi (in quel periodo la diocesi dell’Aquila aveva un ausiliare) non ho ricevuto nessuna risposta. (P. I.)

 

Sulmona, 4 ottobre 2010

Scrivo a te, fratello vescovo, a conclusione dell’Anno Giubilare Celestiniano che – ne sono sicuro – è stato un anno di grazia per tutto il popolo abruzzese e molisano e per l’umanità intera sparsa su tutta la terra.

Mi accosto a fra’ Pietro da Morrone sempre più in punta di piedi, mosso da quel sano timore che non è sinonimo di paura ma di rispetto. Rivolgendo il pensiero a questo gigante così lontano nel tempo, eppure così presente con la sua forza spirituale, avverto, prima di ogni cosa, l’urgente bisogno di tenermi al riparo da ogni forma di frastuono.

Sono indotto a sostare in silenzio, con stupore, davanti al mistero della vita e di Chi ha voluto gratuitamente donarmela.

Mi affascina il passaggio sulla terra di fra’ Pietro, perché vi colgo un profumo di Vangelo, un vento di libertà che traspare da ogni suo gesto. Pietro Angelerio, come il suo Maestro Gesù, è un uomo libero. Non si lascia incantare, non si lascia sedurre, non si lascia sequestrare, non si vende.

Da dove gli viene quella forza di libertà, che contrasta con la tentazione dell’avere, del successo e con la somma di tutte le tentazioni, quella del potere? Gli viene dalla sua Fede integra, forgiata dalla durezza delle montagne che ha scelto come dimora, dal silenzio e dal digiuno vissuti in quegli anfratti rocciosi.

Anche a me capita, talvolta, di ritirarmi in disparte, a vivere momenti di silenzio. E perché, allora, finito quel periodo, torno ad essere come prima?

Perché il mio non è stato un vero esercizio di silenzio e di ascolto, un esercizio di sobrietà e di condivisione.

Il silenzio è uno stato permanente dell’animo e non un involucro esteriore. Non va vissuto come un periodo di “turismo spirituale”. Se l’esercizio fosse vero, se tutti lo prendessimo come un duro ma salutare allenamento, non sarebbe forse un guadagno, per questa società del rumore e anche per questa Chiesa? Non produrrebbe una presenza nel mondo più numerosa e più limpida di spiriti liberi e resistenti al male?

Per dare un senso alla nostra vita, occorrerebbe abitare di più il silenzio, farne un luogo di sosta, dove esercitarsi, dove imparare molte cose, e prima di tutto ad ascoltare le parole, quelle pronunciate e quelle scritte da chi, più di noi, ha frequentato il silenzio e la quiete interiore.

E dal silenzio, inevitabilmente e con naturalezza, scaturisce il perdono, frutto di quel duro e quotidiano esercizio. Arati dalla sofferenza, cresceremo in responsabilità e il nostro cuore diventerà più umano e fecondo.

Ma come si fa a percepire, assaporare queste sfumature se siamo immersi nel fracasso quotidiano, anche quello dei templi dove siamo invitati a ripetere formule e riti codificati che non scaldano il cuore e talvolta non permettono l’incontro con il Mistero?

 

E qui arrivo al momento di una proposta che mi sale dal cuore.

Da alcune settimane, a l’Aquila, è stata archiviata la Perdonanza Celestiniana.

Prima che i vari responsabili comincino a programmare la prossima, sarebbe bello se la Conferenza Episcopale Abruzzese e Molisana, dopo aver indetto e riempito di contenuti spirituali l’Anno Giubilare Celestiniano, predisponesse  la settimana dal 22 al 29 agosto del prossimo anno in maniera da essere caratterizzata esclusivamente dal silenzio e dal digiuno.

Senza cortei, senza cantanti, senza parate, senza cardinali che bussano alla porta “santa”.

Nello spirito, insomma, di semplicità, di rigore, di serietà, di santità di fra’ Pietro da Morrone.

Con un sentimento di sincera fraternità ecclesiale ti auguro tanto coraggio e tanta gioia nel delicatissimo compito di guida della porzione di popolo che Dio ha voluto affidarti.

Pasquale Iannamorelli

Mi piacerebbe molto avere un cenno di risposta a queste mie righe. Fornisco perciò i miei recapiti:

Pasquale Iannamorelli

Via Montello, 12 • 67039 SULMONA (AQ)

Tel. 349.5843946 • e-mail: info@qualevita.it

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