NATALE

«Guarda il Bambino nato senza casa accanto a un bue e un asino, avvolto in uno straccio, che fuggì in esilio sopra un asino, poi nudo salì sul patibolo, e infine fu deposto in un sepolcro dato in uso».

Fra Pietro da Morrone, Opuscolo I, parte IV, cap. 38)

La nascita è dentro un segno funesto, Luca ce lo ha ricordato, è la storia, quella di ieri e quella di oggi: tutti a farsi censire, quasi fossimo proprietà di qualcuno, usati, usati a predellino di altri, per l’ambizione di altri. Ma Luca abbandona subito i nomi alti dei governanti del tempo come volesse dirottarci in altro viaggio, nel viaggio vero, verso l’evento che cambia la storia, al di là delle apparenze.

Maria sperimentò l’emozione di un cucciolo d’uomo che sguscia a fatica dal grembo, l’emozione di guardarlo e di dirgli: “Sei il figlio di Dio. Sei il figlio dell’Altissimo e stai nell’incavo di due mani!”. Lo mise alla luce, o meglio lo mise al buio della notte.

È scritto: “una luce li avvolse”. Il punto luce del presepe, secondo il vangelo di Luca, è il bivacco dei pastori. E i primi a meravigliarsi sono loro, loro a temere che quel balenare di luce dal cielo fosse un segno, un avvertimento funesto. Non glielo avevano sempre predicato che gente come loro  non si meritava se non fulmini dal cielo, loro che appartenevano alla categoria dei guardati male, razza sospetta cui venivano addebitati i furti, loro cui era precluso l’accesso al tempio, come a dire scomunicati, irregolari? La religione era stata loro insegnata come la religione di un Dio arrabbiato.

E invece no, ora si aprono i cieli. Il Natale è questo aprirsi del cielo e loro e noi contempliamo non l’ira di Dio, ma la benevolenza di Dio. Dov’è il potere? Un bambino. Cosa da stropicciare gli occhi: l’annuncio era di gioia: ”non temete, non temete, ecco vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo”, diceva l’angelo.

E già questo era stupefacente, che la gioia fosse non di pochi, non una riserva per pochi. Il mondo, loro, lo avevano sempre visto come una terra dove a godere sono pochi. No, diceva l’angelo, una “gioia grande di tutto il popolo” e aggiungeva: “Oggi è nato per voi nella città di Davide un salvatore che è il Cristo Signore”. È nato per voi. E i pastori, nella notte, si guardavano in volto, i volti della fatica, della dura veglia nella notte, volti di irregolari.

I pastori guardavano i vestiti delle loro fatiche, le pecore accucciate nella notte, il telo steso a raccogliere le poche gocce di rugiada, tutto così povero e disadorno. E l’angelo diceva: “È nato per voi”.

Questa nascita sposta l’idea del mondo, l’idea di una società costruita sulla paura.

Se ci lasciamo prendere da questa nuova visione del mondo si avvererà la profezia: “il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce”.

Angelo CASATI, parroco di Milano in pensione

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